Sistematica Facebookiana

Nella friend list di Facebook, come immagino accada un po’ a tutti, non ci sono solo amici. Soprattutto visto che io sono una creatura orribile e misantropa che fa molta fatica a stimare il prossimo (e pure me stessa; quanto meno sono equa).

Non ci sono solo persone che conosco e non ci sono solo persone che mi piacciono.

Alcune di queste persone sono lì per pigrizia, perché non mi va di levarle e dover dare spiegazioni che so mi verrebbero richieste. Lode al pulsante “smetti di seguire”, che mi libera dalle fregnacce animalare e dal becero qualunquismo altrui.
(Sono snob, l’ho già detto?)
Altre invece continuo a lasciarle scorrere in dashboard per una serie di motivazioni tra cui gli avatar carini e le foto dei gatti.
Soprattutto i gatti.

E poi ci sono coloro che seguo di gusto.
Da un lato ci sono le persone che mi interessano e con cui interagisco in pianta stabile. Mi piacciono, sono intelligenti e i loro status mi arricchiscono, anche se purtroppo non a livello economico ma ehi, mica si può avere tutto.
Poi c’è il limbo degli indifferenti, che qualche volta mi causano un breve moto di curiosità o il ricordo di un affetto passato e che, in ogni caso, non mi danno fastidio. Sono carini anche loro.
Ma non sono i miei preferiti.
No, i miei preferiti hanno tanti nomi.
Freak show deprimente. Fenomeni da baraccone inconsapevoli.
Roadkill, ché mi fanno lo stesso effetto – un misto di disgusto e fascinazione – delle bestie spalmate sull’asfalto.

Sono inconsapevolmente buffi, convintissimi di se stessi e delle proprie posizioni. Si ammantano di un’aura di mistero o di una crosta paraintellettuale che se appena la gratti un po’ sotto ci trovi Uomini e Donne.

Sono quelli che infestano Facebook e si lamentano di Facebook stesso, cosa che fatico a capire (oltre che snob sono pure un po’ scema quando mi ci metto). Sono gli alternativi a tutti i costi, i bizzarri che non hanno niente da dire ma lo dicono lo stesso con un sacco di aggettivi di troppo.

Non è che mi facciano sentire migliore, eh. È proprio che mi divertono, anche se temo non sia il loro obiettivo primario.

In quanto scienziata e persona con un vago OCD mi piace classificare le cose.
Spesso le classificazioni sono personali e discutibili, ma questa in particolare no. Questa è universale e assoluta.
Le caselle sono queste qui, ciò che cambia sono gli esemplari che ciascuno di noi assegna alle diverse categorie.
E se un giorno dovessi scoprire che nessuno mi considera un fenomeno da baraccone… be’, ne rimarrei seriamente delusa.

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